Stando a quanto riportato da Reuters il 13 febbraio, meno di 100 cittadini su 250.000, vale a dire appena lo 0,04%, hanno dichiarato transazioni in criptovalute all'Internal Revenue Service (IRS) degli Stati Uniti attraverso il gestore delle finanze personali Credit Karma.

Jagjit Chawla, Direttore Generale delle Imposte di Credit Karma, ha affermato che la compagnia non è particolarmente sorpresa del fatto che così poche persone abbiano segnalato di effettuare scambi con criptovalute, in quanto i cittadini con "situazioni fiscali più complesse" solitamente presentano la propria dichiarazione dei redditi leggermente in ritardo rispetto alla norma. Chawla ha tuttavia aggiunto che, considerando l'incredibile popolarità guadagnata dalle criptovalute lo scorso anno, l'azienda si sarebbe aspettata un "numero maggiore di segnalazioni".

Negli Stati Uniti, il periodo di dichiarazione dei redditi è iniziato il 29 gennaio e terminerà il 17 aprile.

L'IRS, che a partire da marzo 2014 ha iniziato ad offrire istruzioni riguardo alla tassazione del Bitcoin, considera le criptovalute una proprietà. Di conseguenza, l'ente fiscale statunitense ritiene l'acquisto, la vendita, lo scambio ed il mining di criptovalute eventi tassabili.

Il trader indipendente di criptovalute Brandon Williams ha dichiarato a CNBC che, a suo parere, sarebbe più sensato considerare le monete digitali delle valute vere e proprie, in quanto lo stato corrente di proprietà è "quasi un deterrente all'adozione su larga scala".

Secondo Williams, la piccola percentuale di criptovalute presente nelle dichiarazioni dei redditi dei cittadini americani sottolinea "la difficoltà nel segnalare con esattezza i guadagni e le perdite con criptovalute". Williams afferma che, nel caso in cui si effettuino più di due scambi di criptovalute al giorno, sono necessari almeno tre o quattro ore ogni due settimane per registrare utili e perdite, a seconda dei volumi e della volatilità.