Il Venezuela è stato tra i primi Paesi dell'America Latina ad istituire un proprio organismo di vigilanza sulle criptovalute, la Sovrintendenza nazionale per gli asset crypto (Sunacrip). Ora, il governo afferma che ci vorranno altri sei mesi per "riorganizzare" l'ente, che ha di fatto interrotto le sue attività a marzo 2023. 
Secondo il decreto presidenziale, pubblicato il 19 settembre, il capo dello Stato, Nicolás Maduro, ha ordinato l'estensione del periodo di riorganizzazione forzata di Sunacrip per un altro semestre. Il periodo della nuova proroga è iniziato ufficialmente il 17 settembre e durerà fino al 24 marzo 2024.
Sunacrip è stata dismessa a marzo 2023, quando il governo ha annunciato la sua riorganizzazione a causa dello scandalo di corruzione che ha coinvolto i suoi ex vertici. All'epoca furono arrestate almeno dieci persone, tra cui Joselit Ramirez Camacho, che aveva guidato il dipartimento di criptovalute fin dal suo inizio nel 2018. Secondo i pubblici ministeri venezuelani, Ramirez ha sottratto allo Stato più di 3 milioni di dollari durante il suo periodo di lavoro presso Sunacrip. Era responsabile della supervisione della regolamentazione delle criptovalute nel Paese, nonché dell'implementazione della criptovaluta nazionale venezuelana legata alle riserve di petrolio, Petro.

Correlato: Binance esclude il Banco de Venezuela dai servizi di pagamento P2P

La chiusura dell'ente regolatore ha portato al caos il settore crypto venezuelano, saldamente legato allo Stato, che ha utilizzato gli asset digitali per eludere le sanzioni finanziarie statunitensi. Contestualmente, le strutture di mining in diverse località sono state chiuse e ai crypto exchange è stato ordinato di cessare le operazioni.
Il Sunacrip è stato istituito dal governo venezuelano nel 2018 al fine di ispezionare le attività commerciali correlate alle criptovalute nel Paese e la "creazione, l'emissione, il trasferimento, la commercializzazione e lo scambio" di tutti i crypto asset.
Nel 2018 il Paese ha lanciato la criptovaluta Petro, garantita da riserve petrolifere. Nell'estate del 2023 è stato riferito che il governo intendeva liquidare la valuta, ma al momento della pubblicazione la pagina web ufficiale è tuttora operativa. 

Traduzione a cura di Walter Rizzo