Viviamo in un periodo in cui gli asset digitali si avvicinano all’adozione mainstream. Dai clienti retail alle banche e fornitori di servizi finanziari tradizionali, gli asset digitali sono sempre più diffusi. Molti di questi asset hanno promesso di rivoluzionare i mercati finanziari e i grandi operatori che li dominano, ma nonostante la grande attenzione ricevuta non hanno realizzato il loro potenziale. Tuttavia, le grandi istituzioni stanno iniziando a prestare attenzione. Stando a un report della Banca dei Regolamenti Internazionali, infatti, l’86% delle banche centrali nel mondo sta esplorando le valute digitali.

Pur essendo in un’epoca d’oro dell’innovazione, i sistemi di pagamento rimangono piuttosto arcaici. A mio avviso, non c’è alcun motivo per cui i sistemi di pagamento attuali non seguiranno una traiettoria simile ai settori che nell’ultimo decennio sono stati trasformati da nuove tecnologie.

In fondo, il mondo in cui viviamo è diventato digitale, quindi ha senso che il denaro e gli asset facciano altrettanto. Ma quanto è realistica questa transizione nei prossimi cinque anni? La tecnologia e il tipo di asset digitali saranno gli stessi?

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Le grandi organizzazioni iniziano il loro viaggio negli asset digitali

L’interesse istituzionale per le criptovalute continua a crescere. Goldman Sachs ha realizzato un sondaggio su oltre 300 dei suoi clienti ad alto patrimonio netto, rivelando che il 40% è già esposto alle criptovalute. Più di recente, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA), la seconda più grande banca in Spagna, ha annunciato che lancerà un servizio di trading dedicato a Bitcoin (BTC) per banche private clienti in Svizzera, mentre Citigroup sta considerando servizi di trading, custodia e finanziamento.

Oltre alle banche, società di pagamento come MasterCard e PayPal stanno entrando nel mondo delle criptovalute accettando pagamenti per i loro clienti.

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Poi ci sono le central bank digital currency (CBDC). I fornitori di infrastruttura stanno cercando di posizionarsi come pronti per le CBDC. Di recente, SWIFT e Accenture hanno pubblicato uno studio congiunto che ha delineato come potrebbero agire da potenziale vettore delle CBDC, qualora dovessero diventare una realtà. Inoltre, diverse banche centrali in tutto il mondo stanno esplorando le CBDC e lavorando per tutelare la fiducia del pubblico nella moneta e nei pagamenti. Queste CBDC retail e commerciali possono farlo offrendo le funzionalità uniche di finalità, liquidità e integrità, fornendo allo stesso tempo sicurezza. Per esempio, il design di CBDC più promettente sarebbe legato a un’identità digitale, richiedendo agli utenti di identificarsi per accedere ai fondi. Questa nuova iniziativa promuove l’innovazione nell’interesse pubblico.

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Tuttavia, siamo ancora nelle fasi iniziali dello sviluppo di criptovalute, CBDC e altre forme di asset digitali. La stragrande maggioranza ritiene che questi asset debbano diventare più standardizzati, sicuri e robusti prima di entrare nel mainstream.

I regolatori prendono atto del cambiamento

Nei prossimi anni, gli asset digitali vedranno probabilmente un attento scrutinio da parte di regolatori finanziari e banche centrali prima di essere ammessi come forme di pagamento sicure. Questo è prevedibile. Qualsiasi cosa che potrebbe influenzare il regolare funzionamento del sistema monetario e finanziario internazionale affronterà giustamente ostacoli imposti dai suoi custodi e dalle entità responsabili delle sue operazioni e sicurezza.

Per esempio, la principale organizzazione globale incaricata di stabilire standard bancari, il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, ha aumentato i requisiti di capitale per le banche con esposizione a criptovalute volatili per riflettere maggiori rischi e preoccupazioni relative alla stabilità finanziaria. In base alle proposte, le banche sarebbero tenute a possedere capitale pari alla loro esposizione. Quindi, un’esposizione da 100$ a Bitcoin richiederà un requisito patrimoniale minimo di 100$.

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Questo potrebbe scoraggiare le istituzioni finanziarie regolamentate, allontanandole dalla partecipazione o dall’espansione dei loro servizi crypto esistenti. Per esempio, anche se BBVA ha lanciato servizi di trading in Svizzera, non sono ancora entrati in altri mercati in quanto le regolamentazioni sono poco chiare e non standardizzate.

Detto ciò, non tutti gli asset digitali saranno trattati così rigidamente come le criptovalute nell’ambito di queste proposte. Gli stock token e le stablecoin rientrerebbero in normative esistenti modificate in merito allo standard minimo di capitale per le banche, rendendoli potenzialmente un’opzione più praticabile.

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Di fronte a un bivio

Per ora, le criptovalute rimangono volatili, mentre le stablecoin offrono un’opzione più sicura, trasparente e stabile, e credo fermamente nel loro potenziale, soprattutto per le loro elevate velocità di regolamento. Includendo dati nella moneta, il denaro diventa legato a ciò che paga. Questo offre molte possibilità di automazione, rendendole un forte concorrente.

Tuttavia, la forma di asset digitale che adotteremo più probabilmente sono le CBDC, controllate ed emesse da banche centrali. Sono già stati effettuati test significativi, e questo tipo di asset digitale assicurerebbe una forte offerta, governance e regolamentazione simile a ciò che vediamo oggi con le valute fiat.

Per ciascuno di questi asset digitali, gli acquisti da parte degli utenti finali, ovvero grandi aziende, piccole e medie imprese e consumatori individuali, saranno cruciali per determinare il successo. E questo successo sarà misurato in decenni, non anni.

Questo articolo non contiene consulenze o raccomandazioni in materia di investimenti. Ogni investimento e operazione di trading comporta dei rischi, i lettori sono tenuti a condurre una ricerca propria quando prendi una decisione.

Le idee e le opinioni espresse in questo articolo appartengono unicamente all’autore e non riflettono necessariamente i punti di vista di Cointelegraph.

Laurent Descout è il co-fondatore e CEO di Neo, una neo-banca B2B europea con sede a Barcellona. È un imprenditore e investitore fintech seriale ed è stato un consulente finanziario per più di 10 anni. Possiede un master in banca, finanza e assicurazioni conseguito all’università Paris Dauphine e un diploma per consulenze d’investimento in derivati conferito dal Chartered Institute for Securities & Investment.