Nicholas Kristof è un giornalista del New York Times che in questi giorni ha portato alla luce un enorme scandalo che, per quanto sembri scontato, non si capisce perché non sia uscito prima. La domanda che si è posto è: chi verifica il consenso delle persone riprese nei video porno che vengono postati su PornHub, una delle più note ed utilizzate piattaforme del settore? La risposta, evidentemente, è "nessuno". E se nessuno verifica il consenso delle persone coinvolte allora sempre nessuno verifica che siano effettivamente maggiorenni e non minorenni e, soprattutto, che non siano vittima di stupri o abusi sessuali.

Il NY Times ha scoperto che moltissime delle ricerche effettuate su questa piattaforma sono proprio su “video con minorenni” e Nicholas, con il suo reportage “The Children of PornHub”, è riuscito a rintracciare persone che hanno riferito di aver subito abusi da bambini nei video che poi sono stati caricati sulla piattaforma. L’inchiesta in poche ore diventa virale. Inizialmente, l’azienda PornHub decide di respingere in toto le accuse pensando di riuscire a spegnere il fuoco di paglia, ma si sa questa è l’era dell’iperconnessione, le notizie corrono più veloci delle fiamme. Ormai la storia viene ripresa dai quotidiani di mezzo mondo: Mindgeek, l’holding proprietaria della piattaforma PornHub, decide allora di fare un passo indietro, chiedere scusa, modificare urgentemente le policy di autenticazione e caricamento dei video, sospendere i download e aprire un’indagine interna.

Troppo tardi. MasterCard e Visa decidono di cogliere la palla al balzo, interrompere ogni rapporto lavorativo con la piattaforma e condannare (giustamente…) pubblicamente la negligenza e la responsabilità di PornHub in questo scandalo. PayPal, quarta incomoda che non può fare sempre la parte della cinica, sta decidendo proprio in questi giorni di accodarsi ai suoi due competitor e abbandonare anche lei la piattaforma. Tutto giusto, direte voi. Quasi. Attenzione, lungi da me giustificare un tale abominevole comportamento. Anzi, mi auguro che ogni singola persona responsabile di aver commesso quegli abusi venga arrestata e marcisca in galera e con essa mi auguro marciscano in galera anche coloro che quei video li hanno caricati sul sito, coloro che li hanno accettati e pubblicati senza controllarli, coloro che li hanno ricercati, scaricati, condivisi e visti e, soprattutto, centinaia di migliaia di ignavi che tra una ricerca e l’altra hanno visto questi video senza denunciarli, dandoli quasi per scontato (non a caso a loro Dante dedica un girone interno dell’Inferno, se lo meritano).

Però, questa medaglia ha anche un’altra faccia. Sì, perché tutto ciò che ho scritto qua sopra è una mia opinione, personalissima, e tale deve restare. Non sono io autorizzato a condannare prima di un processo o a decidere, al posto di un giudice, cosa è giusto o cosa è sbagliato. Posso farlo sì ma solo moralmente. Invece, poche ore fa, coloro che controllano i più grandi circuiti di pagamento al mondo hanno deciso di porre fine con un clic alla possibilità per milioni di persone (anche oneste) di pagare ed usufruire di servizi (perlopiù legali) da parte di una società privata (non ancora condannata). Anche questo è abominevole. E colpisce 3,5 miliardi di persone. Perché tanti sono gli utilizzatori della piattaforma PornHub ai quali è ora impedito di utilizzare il “loro” soldi come vogliono.

E ultimamente sta succedendo fin troppo spesso, non trovate? Lo sapete in quali altre occasioni è successo? Nel 2011 un uomo di nome Julian Assange rese virale in tutto il mondo una piattaforma libera e indipendente in grado di far uscire a galla segreti, scandali, reati e soprusi commessi in tutto il mondo da parte di entità governative. Anche in quel caso Mastercard, Visa e PayPal decisero di sospendere i pagamenti a milioni di liberi cittadini che fino a quel momento credevano davvero che i soldi che avevano in banca fossero realmente di loro proprietà. Bene, Assange si trovò costretto a cercare urgentemente un nuovo sistema di pagamenti realmente libero, indipendente e decentralizzato e trovò la soluzione perfetta in Bitcoin, all’epoca pressoché sconosciuto. Era il 14 Giugno 2011, il valore di un bitcoin era all’incirca 15€. “L’occhio del ciclone” e la risonanza mediatica che Wikileaks diede a Bitcoin in quegli anni contribuirono senz’altro alla sua scoperta e diffusione.

Oggi è l’11 Dicembre 2020, quasi 10 anni dopo. E in tutti questi anni l’Assange di turno ha avuto decine di altri nomi: Iran, Zimbabwe, India, Venezuela e, adesso, PornHub. Sì perché prima l’Iran e, nelle ultime settimane, il Venezuela per aggirare le sanzioni americane e i ban di circuiti internazionali come Mastercard e Visa, sono stati costretti a trovare anch’essi un sistema libero e indipendente da governi e banche centrali e indovinate un po’? Hanno trovato un’unica soluzione, sempre la stessa: Bitcoin.

Bitcoin è nato nel 2008, durante lo scandalo dei mutui subprime, quando ancora non avevamo compreso del tutto quanto la Grande Recessione avrebbe lasciato in ginocchio milioni di famiglie. Ed è nato con un messaggio ben preciso: “Il Cancelliere sta per salvare le banche per la seconda volta”. Come per farci aprire gli occhi e aiutarci a capire che ancora una volta gli esseri umani a capo delle banche avevano fallito e ci stavano portando via tutto e, ancora una volta, invece di salvare le persone con i soldi delle banche, il Cancelliere (quindi il governo) stava salvando le banche con i soldi delle persone. La generazione di quel 2008 non era ancora in grado di capire che dopo 10.000 anni l’Umanità aveva finalmente partorito una tecnologia in grado di risolvere molti (non tutti) dei problemi causati dall’Umanità stessa e dall’impossibilità di fidarci più di noi stessi. Oggi è diverso. Pian piano, passo dopo passo, chi è nato in quest’epoca è in grado di comprendere la portata rivoluzionaria di questa tecnologia e di utilizzarla per fare in modo che in futuro possa essere io e solo io il reale proprietario del mio denaro e sempre io a scegliere come e con chi utilizzarlo. 

Tutto questo oggi è un po’ più possibile anche grazie a un individuo qualunque che nel 2010 un po’ per goliardia un po’ per noia ha scritto un messaggio su un forum: “Pagherò 10.000 bitcoin per un paio di pizze, chi me le porta?” e un altro individuo qualunque gli ha risposto e gliele ha comprate davvero. Poi, nel 2011 un altro individuo qualunque ha scritto a Assange: “A che ti servono Mastercard e Visa? Lo sai che qualcuno ha inventato un sistema peer to peer che si chiama Bitcoin e che puoi utilizzare senza il permesso di nessuno?”, e Assange gli ha creduto. 

Ecco, oggi, mi piacerebbe chiudere questo editoriale come un uomo qualunque che scrive a PornHub: “Se sono stati commessi reati sulla vostra piattaforma è giusto che aiutiate la polizia a fare luce, arrestare i colpevoli, risarcire le vittime per le vostre responsabilità e modificare le vostre policy. Ma domani avrete 3,5 miliardi di liberi cittadini da soddisfare e 1.500 dipendenti da retribuire: MasterCard, Visa e PayPal stanno impedendo loro di utilizzare il proprio denaro per i vostri servizi, ma che vi importa? Lo sapete che adesso anche voi potete usare Bitcoin?

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