Bitcoin (BTC) ha già attraversato numerosi mercati ribassisti, ma pochi hanno generato tanto panico quanto quello attuale.

Secondo gli analisti, nel 2022 BTC sta attraversando "un bear market di proporzioni storiche." Ma alcuni ricorderanno che soltanto un anno fa il sentiment di Bitcoin era altrettanto negativo, a seguito di un crollo del 50% in poche settimane.

Al di là del prezzo, i dati on-chain di quest'anno appaiono molto diversi. Cointelegraph ha esaminato tre parametri chiave che dimostrano come gli ultimi due mercati ribassisti siano in realtà molto diversi.

Hash rate

Lo scorso anno abbiamo assistito all'esodo dei miner di Bitcoin dalla Cina, quando il governo bandì tale pratica in tutto il territorio. A causa di tale divieto, nel giro di poche settimane numerosi miner cinesi trasferirono le proprie attività all'estero: nel periodo di spostamento delle operazioni, l'hash rate del network di Bitcoin si è praticamente dimezzato.

Ma questa volta non è il governo, bensì la semplice matematica, a rappresentare una minaccia per il settore del mining. Bitcoin ha infatti raggiunto il prezzo più basso degli ultimi 19 mesi, riducendo notevolmente la redditività delle operazioni di mining.

Ad ogni modo, alcuni esperti ritengono che l'evento di capitolazione dei miner sia già avvenuto, e che non assisteremo a grosse vendite in futuro. L'hash rate sembra supportare tale tesi: i dati di MiningPoolStats mostrano infatti una riduzione di circa il 20% rispetto ai massimi storici, seguita da una sostanziale ripresa.

Hash rate di Bitcoin. Fonte: MiningPoolStats
Hash rate di Bitcoin. Fonte: MiningPoolStats

Indirizzi attivi

Il calo di prezzo di luglio 2021 è stato accompagnato da un rallentamento dell'attività sul network. Gli indirizzi attivi, misurati dalla piattaforma di analisi on-chain CryptoQuant, hanno registrato un notevole calo a giugno dello scorso anno, per poi riprendersi parallelamente al prezzo nel terzo trimestre.

Ma questa volta non si è verificato alcun calo del genere, indicando che i partecipanti al mercato continuano a muovere i propri BTC. Ciò ha una serie di implicazioni: gli HODLer potrebbero essere diventati venditori a causa dei prezzi eccessivamente bassi; gli investitori potrebbero star sfruttando i prezzi scontati per accumulare; oppure i trader potrebbero star tentando di generare profitti dalla volatilità.

Va comunque sottolineato che il volume on-chain rimane contenuto. In altre parole, il supporto lato acquisto è probabilmente insufficiente per porre fine al trend ribassista del prezzo.

Indirizzi attivi di Bitcoin. Fonte: CryptoQuant
Indirizzi attivi di Bitcoin. Fonte: CryptoQuant

Riserve sugli exchange

Infine, nonostante i volumi sostanzialmente inferiori sopra menzionati, gli utenti stanno prelevando ingenti quantità di BTC dagli exchange di criptovalute.

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Normalmente, i crolli dei prezzi innescano afflussi verso gli exchange, dovuti ai trader in preda al panico che si affrettano a vendere. Ma questa volta sta accadendo l'esatto opposto: gli utenti stanno prelevando le proprie monete dalle piattaforme di trading.

Attualmente i 21 grandi exchange di criptovalute monitorati da CryptoQuant possiedono un saldo di 2,419 milioni di BTC, in calo rispetto ai 2,544 milioni all'inizio del secondo trimestre.

Lo scorso anno invece le riserve degli exchange sono aumentate durante il downtrend del Q2, tornando a diminuire solo dopo la ripresa di BTC/USD.

Riserve di Bitcoin sugli exchange. Fonte: CryptoQuant
Riserve di Bitcoin sugli exchange. Fonte: CryptoQuant