Un divieto sulle criptovalute in India avrebbe gravi implicazioni per il futuro dell’economia nazionale, e risulterebbe in una svalutazione monetaria “della peggior specie,” afferma l’imprenditore blockchain e CEO di HashCash, Raj Chowdry.

Chowdry, direttore generale dell’exchange di criptovalute statunitense PayBito, ha spiegato che il rifiuto di Bitcoin (BTC) e altre criptovalute da parte dell’India sarebbe equivalente a respingere il dollaro statunitense. Se il paese non regolamenta ed eventualmente adotta il crypto asset come valuta di riserva, Chowdry crede che l’economia indiana soffrirà nel lungo termine:

“Mantenere riserve in criptovaluta ha la stessa importanza di mantenere riserve in dollari. Vietando le crypto, l’India finirà per avere la riserva più bassa della valuta più importante che il mondo abbia mai visto. Eventualmente, questo porterà alla svalutazione monetaria della peggior specie.”

A febbraio, un funzionario anonimo ha divulgato informazioni su un divieto in arrivo a Bloomberg, rendendo incerto il destino delle criptovalute in India. Stando alle voci, i possessori di crypto avrebbero un periodo di 3-6 mesi per convertire i fondi in fiat.

Tuttavia, recenti sviluppi provenienti dal Ministero delle finanze indiano suggeriscono che la situazione non è così ben definita. Il ministro delle finanze Nirmala Sitharaman ha definito esagerate le notizie relative a un divieto a tappeto sulle criptovalute, precisando che sono in corso discussioni con i regolatori della Reserve Bank of India. Sitharaman ha aggiunto che qualsiasi normativa in arrivo non sarà pesante come suggerito in passato.

Chowdry accoglie con favore la regolamentazione e la tassazione delle criptovalute, se permetteranno alle imprese del settore di prosperare nel paese. L’alternativa è sottrarre alle startup indiane già affermate a livello globale l’opportunità di crescere:

“L’India deve accogliere le crypto con l’imposizione di tasse e normative, che produrranno entrate e beneficeranno il grande numero di investitori e startup indiane diventate globali in un breve periodo, invece di privare la gente della scelta d’investimento adottando un approccio ingenuo nei confronti delle crypto.”

Nel frattempo, la Reserve Bank of India continua a fare passi avanti verso l’emissione di una Central Bank Digital Currency. Come per tutti gli stati sovrani, la determinazione dell’India a lanciare una rupia digitale basata su blockchain suggerisce che i suoi problemi con le crypto non sono legati alla tecnologia sottostante, ma solo a chi la controlla.

Chowdry crede che il paese può adottare un approccio moderato per distinguere la blockchain come tecnologia dalle criptovalute come classe di asset:

“Questi sono soggetti distinti e diversi che potrebbero essere accettati come indipendenti l’uno dall’altro. La blockchain è una tecnologia, e le criptovalute sono una classe di asset. Non dovrebbe essere difficile implementarle nei loro rispettivi ambiti.”

Nonostante la bomba normativa pronta ad esplodere, l’exchange di criptovalute globale Coinbase ha annunciato di recente che trasferirà parte dei suoi servizi IT in India, mentre la compagnia si avvicina sempre di più alla sua IPO.