In un recente resoconto, la Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) ha dichiarato di aver scoperto un forte legame tra prezzi delle criptovalute e interventi da parte degli organi di regolamentazione.

Nella propria indagine, l'istituzione ha analizzato tutti gli eventi di cronaca riportati dal portale d'informazione Reuters da gennaio 2015 a giugno 2018. La BIS ha identificato un totale di 151 avvenimenti normativi legati al settore delle criptovalute, la più alta concentrazione dei quali provenienti da Cina, India, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti.

La Banca ha scoperto che i mercati reagiscono in maniera più marcata in seguito ad eventi relativi allo stato legale delle criptovalute. Risposte particolarmente negative sono state anche registrate in seguito a notizie di divieti, possibilità di applicare le leggi che regolano la borsa tradizionale anche al settore delle monete digitali, o annunci che le criptovalute non vengono riconosciute come denaro.

Viceversa, i mercati hanno ottenuto dei notevoli rialzi in risposta alla presentazione da parte dei governi di nuove strutture normative progettate appositamente per l'industria delle criptovalute.

Il resoconto ha inoltre individuato una forte correlazione tra ribassi dei mercati e misure per combattere riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, nonché altri interventi che in qualsiasi modo "limitano l'interoperabilità delle criptovalute con il sistema finanziario regolamentato".

Avvertimenti generali sui rischi delle criptovalute, o annunci riguardanti l'indeterminata possibilità che una banca centrale inizi a distribuire una propria criptovaluta (CBDC), hanno solitamente un impatto irrilevante sulle oscillazioni dei prezzi.

La BIS conclude affermando che le regolamentazioni "non devono essere cattive notizie per i mercati delle criptovalute. I movimenti dei prezzi segnalano la preferenza per uno stato legale ben definito, sebbene con un regime normativo poco severo". La Banca spera inoltre in una maggiore collaborazione tra gli organi di regolamentazione di tutto il mondo, ma l'assenza di tale rapporto "non deve rappresentare un ostacolo per interventi efficaci".