La Banca Popolare Cinese (BPC), ha emesso un nuovo avviso pubblico che "ricorda" agli investitori i rischi associati alle Initial Coin Offerings (ICO) e al trading di criptovalute..

L'avviso, rilasciato dal quartier generale della banca a Shanghai, riprende la linea severa adottata dal governo del paese, che ha introdotto per la prima volta un divieto generalizzato sulle ICO nel settembre del 2017, criticando tale metodo di raccolta fondi perché "non autorizzato" e "illegale", e perché pone un "serio disturbo" all'ordine "economico, finanziario e sociale":

"[Le ICO] sono sospettate di vendita illegale di token, emissione illegale di security, frodi finanziarie, schemi piramidali e altre attività criminali".

La BPC ha ricordato i successi delle rigorose restrizioni del paese, che hanno preso di mira le ICO e un ampio spettro di attività relative al settore cripto:

"La quota globale delle transazioni in valuta virtuale a livello nazionale è scesa dal 90% a meno del 5%, di fatto evitando la bolla causata dal balzo dei prezzi delle valute virtuali nella seconda metà dello scorso anno. L'impatto è stato ampiamente riconosciuto dalla comunità."

Ciononostante, la banca riconosce che vi sono ancora diverse sfide da superare, in particolare la popolarità degli exchange offshore, utilizzati dagli investitori per aggirare il divieto nazionale.

La BPC rileva che l'Office for Special Remediation of Internet Financial Risks ha adottato una serie di misure mirate, tra cui il blocco di circa 124 indirizzi IP sospettati di aver fatto da gateway per i trader locali di criptovalute.

Il 25 agosto, la PBoC aveva già emesso un nuovo avviso di rischio nei confronti delle ICO "illegali", sostenendo che la tecnologia blockchain e l'idea di "innovazione finanziaria" vengono utilizzate come "espediente" per attirare gli investitori in ICO che in realtà altro non sono che degli schemi di Ponzi.

Quest'estate, da Pechino è arrivata un'ondata di misure anti-cripto, tra cui anche il divieto di ospitare eventi relativi alle criptovalute nei luoghi commerciali di alcuni distretti.

I titani della tecnologia cinese, come il "Google cinese" Baidu, Alibay di Alibaba, e lo sviluppatore di WeChat Tencent, hanno inasprito le loro linee guida, arrivando a sospendere gli account sospettati di essere coinvolti in attività relative a criptovalute o addirittura blockchain.