Se si parla del mining Bitcoin (BTC), l'attenzione va subito alla Cina: il Paese è diventato un gigante nell'ecosistema, con grandi mining pool, manodopera a basso costo e una leadership globale nella potenza computazionale. Quindi, conviene davvero aprire un'impresa di mining in Cina? I pro superano i contro? La Cina è davvero una minaccia per l'ecosistema Bitcoin? Esaminiamo lo stato di salute del mining cinese.
Partiamo dalle basi
Tanto tempo fa, si poteva semplicemente estrarre Bitcoin dal proprio portatile o impostare alcune macchine da casa propria per eseguire l'algoritmo di hashing. Man mano che sempre più miner iniziavano ad entrare nel settore e che la difficoltà dell'algoritmo di Bitcoin aumentava, erano necessari livelli maggiori di potenza di calcolo ed elettricità per risolvere le equazioni e raccogliere la ricompensa.
Il supply di Bitcoin è limitato (21 milioni di unità) e con il passare del tempo sarà sempre più difficile estrarli. I miner hanno bisogno di hardware sempre migliori e più veloci, il che richiede più elettricità. Oggi il mining si sta spostando verso grandi data center dove migliaia di macchine lavorano giorno e notte.
Perché menzionare tutto questo? Perché quando si fa mining su larga scala l’obiettivo è generare profitto, quindi bisogna considerare elementi quali i costi dell'elettricità e della manodopera, la velocità di acquisizione di nuovo hardware e la sostenibilità: la Cina è in vantaggio in quasi tutti questi parametri.
Lo stato di salute del mining in Cina
Alla fine del 2019, la Cina produceva quasi due terzi della potenza computazionale mondiale. Anche se l'uso delle crypto e gli exchange sono vietati in Cina, e anche il mining ha rischiato di subire un simile divieto, il governo ha fatto un passo indietro e sta adottando sempre di più la tecnologia blockchain nelle sue principali imprese. Sta quindi permettendo al mining di crescere.
La Cina si trova in vantaggio in questo settore perché la manodopera è molto economica, il turn-around time è incredibilmente rapido ed i costi di produzione sono significativamente più bassi, dato che il Paese è un centro nevralgico per il commercio globale. Poiché gran parte dell'hardware utilizzato per estrarre Bitcoin è prodotto in Cina, i miner lo aggiornano molto rapidamente. Se si vuole creare un data center in tempi rapidi e con spese e costi ridotti, lo si deve fare in Cina.
L'elettricità costa poco, in particolare quella derivata dalle centrali idroelettriche. Poiché il mining richiede tantissima elettricità, in particolare per l'alimentazione delle macchine e dell’impianto di raffreddamento, un data center dovrebbe pagare l'elettricità il meno possibile. Secondo alcuni report, l'energia idroelettrica nella provincia del Sichuan costa solo 0,02 dollari per kWh durante la stagione delle piogge: il governo cinese sta ora incoraggiando il mining in questa regione, in modo che le società possano trarre vantaggio dalle centrali idroelettriche che vi si trovano.
Ma solo alcune imprese di mining cinesi si basano sull’energia idroelettrica, pulita e poco costosa. La maggior parte utilizza invece il carbone, che è un'opzione più inquinante e più onerosa. Tra le principali fonti di energia elettrica disponibili al giorno d’oggi, l'idroelettrica è la più economica, con circa 0,01-0,02 dollari per kWh, mentre l'eolica è un'altra opzione economica a 0,025 centesimi di dollaro per kWh. Gas e carbone sono le opzioni più costose, a 0,03-0,035 centesimi di dollaro (più i costi di trasmissione e le tasse). Quindi, nonostante la manodopera e i materiali siano economici, l'uso del carbone rende le operazioni minerarie insostenibili sia dal punto di vista dei costi che da quello ambientale. Se si considera l'incertezza normativa in merito alla creazione di imprese di mining in Cina, si potrebbe voler guardare altrove.
La Cina può rimanere al top?
Chiunque voglia avviare società di mining su scala ridotta guarda sempre più spesso ai paesi nordici, al Canada e agli Stati Uniti. Queste regioni richiedono spese di avviamento e costi di manutenzione più elevati, ma la disponibilità di energia elettrica sostenibile ed economica si sta rivelando un grande vantaggio. Inoltre, queste aree sono più stabili dal punto di vista politico, quindi il rischio che il governo decida un giorno di chiudere tutte le società di mining è molto inferiore. In effetti, il Canada ha ritenuto queste imprese "servizi essenziali" durante il lockdown dovuto alla pandemia di COVID-19.
Questa potrebbe essere una delle motivazioni per cui l'hashing power globale si sta spostando. Secondo un recente report, la potenza computazionale cinese sta diminuendo rispetto all'anno scorso, ma cresce in altre parti del mondo.
Un’altra motivazione di questo calo potrebbe riguardare il fatto che il settore cinese del mining è stato colpito duramente nel 2020. La pandemia di COVID-19 ha interrotto le supply chain, causando un significativo ritardo nell'arrivo di nuovo hardware nei data center. In un settore in cui ogni minuto conta, utilizzare macchine più lente anche per un solo giorno significa perdere soldi e vantaggi. Inoltre, le norme relative alla quarantena imposte dal governo di Pechino hanno impedito ai lavoratori di occuparsi dei loro impianti, ostacolando ulteriormente le operazioni.
Inoltre a maggio è avvenuto il terzo halving Bitcoin, che ha dimezzato le ricompense e ha costretto i miner a fare significativi upgrade dell'hardware per rimanere competitivi. Poiché ora ci vuole il doppio dell’hashing power per estrarre la stessa quantità di Bitcoin di un anno fa, le società che fanno mining non hanno dovuto solo aggiornare il loro hardware, ma anche assicurarsi che i loro costi energetici rimanessero bassi. Dopo l'halving molte società in tutto il mondo hanno chiuso, perché il settore non era più redditizio.
Oltretutto la stagione dei monsoni di quest'estate ha causato notevoli inondazioni nella provincia del Sichuan, causando una carenza di energia elettrica che ha ridotto l’hash power della regione di circa il 20%.
Nonostante gli ostacoli, il mining in Cina si riprenderà. Bisogna sottolineare, però, che a fronte della sempre maggiore attenzione di altri Stati del mondo verso questa attività, il posto della Cina come leader del settore potrebbe presto essere messo in discussione.
I punti di vista, i pensieri e le opinioni espresse nel presente articolo sono ascrivibili esclusivamente all’autore e non riflettono necessariamente i punti di vista e le opinioni di Cointelegraph.