Stando a quanto riportato in data 7 maggio da Bloomberg, gli exchange europei di criptovalute hanno rinnovato il proprio appello per delle regolamentazioni adeguate, mentre il panorama giuridico internazionale rimane in continuo mutamento.

La piattaforma di trading britannica eToro e l'exchange austriaco Bitpanda hanno espresso la propria principale preoccupazione: regolamentazioni KYC e antiriciclaggio inadeguate o troppo severe potrebbero non permettere loro di "comprendere la propria posizione" come aziende.

Nel 2018, nonostante gli sforzi da parte di alcuni governi di definire i requisiti degli exchange di criptovalute, altre giurisdizioni continuano a faticare nel proprio rapporto con il nuovo fenomeno.

Lo scorso mese, la Banca Centrale Indiana ha vietato alle istituzioni di offrire servizi alle aziende operanti nel settore delle criptovalute, una mossa che ha poi spinto due compagnie a presentare ricorso in tribunale.

Gli enti europei di regolamentazione, compresa la Banca Centrale Europea, supportano l'idea di uno sforzo internazionale per uniformare le normative.

Altre fonti tuttavia affermano che al momento le dimensioni dell'industria siano troppo ridotte per giustificare un intervento immediato. A febbraio di quest'anno, il Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Banca Centrale Europea Daniele Nouy ha dichiarato che le regolamentazioni per criptovalute non sono "esattamente una priorità".

Ma per le aziende qualsiasi decisione inaspettata può avere ripercussioni significative. "I benefici delle regolamentazioni sono chiari", ha infine aggiunto Iqbal Gandham, Direttore Generale di eToro:

“Una struttura adeguata permetterebbe sia di proteggere i consumatori che di assicurare la longevità e la legittimità dell'industria stessa".