Proprio come una pandemia, l'inflazione si è diffusa in tutto il mondo, rendendo incerto il nostro futuro.

Nel Regno Unito, il disaccordo su come gestire al meglio i prezzi in aumento ha quasi causato il collasso dell'economia nazionale e portato alle dimissioni del Primo Ministro Liz Truss dopo soli 44 giorni in carica. Attualmente, almeno 10 economie emergenti sono iperinflazionate, e molte altre ne seguiranno. Questo mese il Federal Open Market Committee (FOMC) – la divisione della Federal Reserve statunitense responsabile della stabilità dei prezzi – ha annunciato un ulteriore incremento dei tassi d'interesse, segnalando forti timori per l'inflazione.

L'incapacità a livello mondiale di contrastare l'inflazione è una prova tangibile che i vecchi strumenti delle banche centrali risultano inadeguati per risolvere i problemi monetari odierni. Ma la risposta potrebbe essere una nuova tecnologia: la blockchain.

Il dollaro statunitense è di fatto la valuta di riserva mondiale, utilizzata dalle nazioni di tutto il pianeta per condurre scambi commerciali: quando l'economia va a gonfie vele, è un compromesso che sta bene a tutti. Ma durante i periodi di alta inflazione, il potere d'acquisto del dollaro diminuisce drasticamente, costringendo tali Paesi ad acquistare ancora più USD per mantenere stabili le proprie economie. Al tempo stesso, i periodi di elevata inflazione interna costringono la Fed a ridurre la liquidità del dollaro aumentando i tassi d'interesse, rendendo così USD più prezioso sul mercato internazionale.

Questo problema, ovvero tentare di allentare le pressioni inflazionistiche interne mentre si soddisfano le esigenze di liquidità dell'intero pianeta, viene definito "Dilemma di Triffin:" si pone ogni volta che una valuta nazionale basata sul credito, come il dollaro americano, viene utilizzata come riserva globale.

In pratica, una politica monetaria compromessa dal Dilemma di Triffin fa sì che le crisi finanziarie originate nei Paesi sviluppati si diffondano rapidamente in tutto il mondo: in altre parole, il Dilemma di Triffin non provoca un'elevata inflazione nelle economie avanzate, ma diffonde e accelera l'inflazione nel resto del mondo. Queste crisi danneggiano in modo sproporzionato le fasce più povere della popolazione, cancellando rapidamente i progressi compiuti in termini di equità e sicurezza economica ottenuti durante gli anni del boom: il periodo di crescita globale si trasforma rapidamente in un disastro. Questo ciclo ripetuto di "boom" e "bust," in cui ogni passo avanti viene seguito da un balzo indietro, evidenzia la necessità fondamentale di riformare e modernizzare il sistema monetario internazionale.

Va sottolineato che l'umanità è riuscita a risolvere il problema della pandemia inflazionistica causata dal Dilemma di Triffin molto prima che Robert Triffin identificasse per la prima volta il fenomeno negli anni '60. Alla conferenza di Bretton Woods, dopo la Seconda Guerra Mondiale, John Maynard Keynes spiegò che l'inflazione globale a cui abbiamo assistito durante la Grande Depressione si sarebbe potuta evitare semplicemente non utilizzando valute nazionali per il commercio internazionale, convincendo invece i Paesi ad accettare una riserva globale dal valore stabile. Sebbene la proposta di Keynes non sia mai stata implementata, l'idea era molto in anticipo sui tempi.

Sono trascorsi quasi otto decenni da Bretton Woods: qual è la situazione odierna?

Nel 2009, durante l'ultima crisi finanziaria, diverse nazioni hanno richiesto riforme di tipo keynesiano, insistendo sull'uso degli Special Drawing Rights del Fondo Monetario Internazionale – ovvero unità di conto garantite da un paniere di valute – da utilizzare come riserva globale. Tredici anni dopo, possiamo affermare con certezza che queste proposte non hanno ottenuto il risultato sperato. Facciamo ancora affidamento sui dollari statunitensi per il commercio internazionale, e sembra esserci poca volontà politica di cambiare tale status quo. Pare quindi che una riforma efficace del sistema finanziario non sia possibile attraverso i canali politici esistenti.

Consumer Price Index (CPI) degli Stati Uniti, dal 2002 al 2022. Fonte: Bureau of Labor Statistics

Ma negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di uno strumento nuovo e dirompente. L'avvento delle blockchain ha reso la creazione di nuove valute digitali resistenti alla contraffazione un'operazione relativamente semplice; inoltre, un desiderio crescente per una finanza peer-driven e non basata sulle banche centrali ha dato origine a una comunità globale di persone disposte a sperimentare con valute digitali emesse da privati.

In risposta al crescente utilizzo di queste valute alternative, quasi tutte le banche centrali del mondo stanno prendendo in esame l'emissione di una propria Central Bank Digital Currency, o CBDC: dollari, euro o yen digitali basati su blockchain, con l'intenzione di rendere obsolete le criptovalute emesse da privati.

Tuttavia, una recente ricerca di Linda Schilling evidenza che probabilmente le CBDC falliranno. Le CBDC presentano infatti un trilemma: tali asset non possono essere contemporaneamente stabili dal punto di vista finanziario, stabili nei prezzi ed efficienti. In altre parole, le CBDC non risolvono nessuno dei difetti delle valute esistenti, ma al contrario creano nuovi problemi potenzialmente catastrofici con il pretesto di un'innovazione lungimirante.

Ma una soluzione reale esiste. Grazie alle tecnologie odierne, creare una valuta di riserva scalabile e non inflazionistica complementare al dollaro statunitense non è mai stato così semplice. Non si tratterebbe di un asset in diretta competizione con il dollaro, ma di una criptovaluta dal valore stabile, progettata appositamente per ridurre l'inflazione e per condurre transazioni transfrontaliere. Permetterebbe di risolvere il Dilemma di Triffin, riducendo i problemi causati dall'inflazione per miliardi di persone.

Abbiamo già avuto tentativi di questo tipo. Il token XRP (XRP) di Ripple veniva un tempo considerato una potenziale riserva globale, mentre i sostenitori di Bitcoin (BTC) vorrebbero che questa criptovaluta sostituisse il denaro fiat. Tuttavia, una ricerca condotta dalla Federal Reserve Bank di Philadelphia ha evidenziato come le criptovalute fiduciarie – cioè token basati unicamente sulla fiducia degli utenti – potrebbero diventare iperinflazionistiche nel tempo, nel caso in cui i governi non intervenissero per limitare la creazione di criptovalute concorrenti. L'idea è che, a forza di creare nuovi asset digitali, un giorno vi saranno così tante criptovalute in competizione fra loro... che alla fine nessuna avrà alcun valore.

Una valuta di riserva globale veramente valida dovrà essere ancorata a un valore stabile, non soltanto alla fiducia degli utenti.

Ma questi timori non impediscono agli sviluppatori di sperimentare con la DeFi. Esistono criptovalute progettate per una vasta gamma di esigenze: dai token incentrati sulla privacy, adoperati principalmente per fare acquisti nei mercati sul darknet, a token legati a specifici network, utilizzati per alimentare e confermare transazioni.

Questi casi d'uso, pratici ma limitati, rappresentano una distinzione importante per una valida criptovaluta di riserva. Il punto non dovrebbe essere competere con il dollaro, ma offrire alle nazioni del pianeta un'alternativa a USD durante i periodi di maggiore volatilità. In sostanza, una criptovaluta anti-inflazione per aiutare il pianeta a passare da infiniti cicli di boom e bust a un'economia realmente stabile, con una crescita sostenibile.

Cosa faremo per prevenire la prossima catastrofe globale? Ci accontenteremo di giocherellare con i tassi di interesse mentre il mondo precipita nel caos, oppure attueremo un audace processo di modernizzazione durante un periodo di grande incertezza? Se ci troviamo effettivamente in un sistema rotto, in cui nemmeno i migliori strumenti politici possono salvarci da un inesorabile fallimento economico, perché non stiamo provando qualcosa di nuovo e diverso?

È giunto il momento per noi di intraprendere un'azione coraggiosa e decisa, stringere un nuovo accordo di Bretton Woods per salvaguardare il futuro del mondo... ma, questa volta, in Solidity.

James Song è un economista comportamentale e sviluppatore di software specializzato in valute digitali sostenibili. Ha completato la sua carriera universitaria presso la Harvard University, e ha conseguito un master in neuroscienze presso l'University College London.