In Corea del Sud, la pubblica amministrazione sta valutando l'introduzione di una nuova imposta sulle plusvalenze generate tramite criptovalute. Tali discussioni hanno avuto luogo in data 13 luglio: il governo potrebbe tassare fino al 20% dei profitti.

Le criptovalute verranno considerate "beni"

Sono state inoltre proposte delle modifiche alle normative esistenti, così da classificare le criptovalute come "beni" piuttosto che come "valute".

In particolare, i legislatori sudcoreani hanno stabilito che gli asset digitali dovrebbero essere considerati "certificati elettronici di valore economico scambiabili digitalmente". Tuttavia, quando le transazioni vengono effettuate a fine di vendita, le criptovalute verrebbero invece considerate dei beni.

Nella propria sentenza, un tribunale ha persino fatto riferimento diretto a Bitcoin (BTC):

"Fino a questo momento, gli asset virtuali sono stati riconosciuti soltanto in funzione della valuta e non sono stati pertanto soggetti a imposte sul reddito. Tuttavia, recentemente gli asset virtuali (come Bitcoin) vengono sempre più scambiati come merci con valore di proprietà.

Considerate le varie condizioni, come il riconoscimento di beni immateriali con valore di proprietà, è aumentata la necessità di tassare tali asset."

Economista avverte: queste tasse potrebbero ostacolare lo sviluppo del settore

Recentemente Sung Tae-yoon, economista dell'Università Yonsei di Seoul, ha avvertito che tassare tanto duramente le criptovalute potrebbe rallentare lo sviluppo di questo mercato ancora emergente:

"Le criptovalute non possono essere considerate asset universali come le monete cartacee."

Totalmente opposto il parere di Kim Jin-ill, economista dell'Università della Corea, secondo il quale la regolamentazione è essenziale anche nel caso in cui questa ostacoli la crescita di un nuovo mercato.

Il desiderio della Corea del Sud di formalizzare una struttura fiscale per il settore delle criptovalute è probabilmente legato a un incidente avvenuto a gennaio di quest'anno: il governo aveva imposto all'exchange Bithumb Korea una tassa di 68 milioni di dollari, ma la compagnia si è rifiutata di pagare poiché non esisteva nel Paese una legge che regola il trading di criptovalute dal punto di vista fiscale.