Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, sostiene che iCloud, il servizio per l'archiviazione dei dati in rete di Apple, sia “ora ufficialmente uno strumento di sorveglianza”. 

In riferimento a un rapporto di Reuters del 21 gennaio, Durov ha dichiarato che applicazioni quali WhatsApp, che si basano su iCloud per conservare i messaggi privati, sono “parte del problema”. Il CEO ha emesso il proprio verdetto sul canale ufficiale di Telegram:

“iCloud è ora ufficialmente uno strumento di sorveglianza. Le applicazioni che si basano su di esso per conservare i vostri messaggi privati (come WhatsApp) sono parte del problema”.

Apple ha abbandonato la crittografia end-to-end su iCloud due anni fa

In particolare, il post di Durov fa riferimento a un rapporto in cui si sostiene che Apple abbia del tutto abbandonato il suo progetto di permettere agli utenti di effettuare backup crittografati completi dei loro dispositivi su iCloud. Secondo Reuters, il colosso della tecnologia ha rinunciato a questo progetto in quanto l'FBI si sarebbe lamentata del fatto che una criptazione end-to-end avrebbe potuto rappresentare un ostacolo per molte indagini. Il rapporto cita sei fonti anonime a conoscenza dei fatti, e menziona il fatto che Apple ha abbandonato l'iniziativa circa due anni fa; tuttavia, l'azienda non ha mai comunicato ufficialemente tali sviluppi.

Nonostante Apple continuerà a tutelare le informazioni più sensibili degli utenti, come le password, i back-up dei messaggi scambiati su iMessage, su WhatsApp e su altri servizi in teoria crittografati risulteranno comunque accessibili sia dall'azienda che dalle autorità.

La notizia è stata resa nota dopo che il presidente statunitense Donald Trump si è scagliato contro Apple in un tweet del 14 gennaio, sostenendo che la società si “rifiuta di sbloccare cellulari utilizzati da assassini, spacciatori di droga e altri soggetti criminali pericolosi”.

Telegram resiste alla pressione normativa contro la privacy

Poiché Telegram si pone a difensore mondiale della privacy, a differenza di altri giganti del settore quali Facebook e Google, le recenti dichiarazioni di Durov non fanno che corroborare l’intento della società di lavorare per questo fine. Inaugurata nel 2013, Telegram è un’app di messaggistica cloud-based che promette un sistema sicuro e crittografato capace di proteggere gli utenti da terzi quali marketer, inserzionisti e altri soggetti. 

E per questo suo desiderio di proteggere la comunità globale dagli occhi del Grande Fratello, Telegram ha già dovuto affrontare parecchi ostacoli normativi. Dopo che nel 2018 l'azienda si è rifiutata di consegnare le chiavi crittografiche di alcuni account alle autorità russe, il Roskomnadzor (l’agenzia statale russa per la supervisione di Internet) ha annunciato che l'app sarebbe stata bloccata. Tuttavia, nonostante i continui tentativi di impedire ai cittadini di accedere al software, Telegram rimane ancora operativo nel Paese.

Anche le autorità iraniane hanno tentato di bloccare Telegram, dopo che la società si era rifiutata di chiudere alcuni “canali che protestavano pacificamente”. Tuttavia, nonostante i numerosi tentativi di censura, nell'aprile dello scorso anno si è scoperto che varie agenzie governative utilizzano regolarmente l'applicazione.