Le criptovalute presentano degli enormi vantaggi: anonimato, accessibilità, facilità di utilizzo e bassi costi di transazione, ma non si può negare che, per raggiungere l’adozione di massa ci siano ancora diversi ostacoli da affrontare. Il principale è il rapporto tra le criptovalute e la criminalità. Chiunque abbia studiato la materia, anche solo superficialmente, sa benissimo che Bitcoin (BTC) è ancora un metodo di pagamento molto popolare tra i truffatori del darknet. Le criptovalute, inoltre, sono strumenti molto malleabili nelle mani di chiunque desideri evadere le tasse, riciclare denaro o imbrogliare gli investitori.

Oggi descriverò i più famosi schemi piramidali del mondo delle criptovalute, che hanno raccolto miliardi di dollari raggirando milioni di investitori. Queste società utilizzavano i cosiddetti “schemi Ponzi”, dal nome di un truffatore statunitense di origini italiane vissuto all’inizio del ventesimo secolo. Questi schemi non producono beni o servizi: è solo network marketing, in cui ogni membro della piramide ne invita altri, che ne invitano altri ancora e così via.

Gli unici soggetti che ottengono profitti da questi sistemi sono gli organizzatori e, a volte, i primi investitori, se riescono a ritirare i loro soldi in tempo. Agli altri partecipanti rimangono soltanto debiti e, nel caso degli schemi piramidali legati alle criptovalute, token senza alcun valore.

OneCoin 

OneCoin è considerato uno dei maggiori schemi piramidali in ambito crypto: è stato attivo dal 2014 al 2017, avendo sottratto circa 5 miliardi di dollari a tre milioni di investitori. Il fondatore di OneCoin è la criminale bulgara Ruzha Ignatova. La truffa aveva la forma dello schema Ponzi classico: i partecipanti ricevevano una ricompensa per ogni nuovo partecipante che invitavano.

Ignatova millantava che OneCoin sarebbe presto diventata la più importante criptovaluta al mondo, e che avrebbe addirittura “tolto di mezzo Bitcoin”, ma questa moneta non possedeva nemmeno la propria blockchain ed veniva accettata come mezzo di pagamento solo sui siti associati allo schema.

Il governo bulgaro ammonì pubblicamente i cittadini in merito ai rischi correlati a OneCoin, dato che non era uno strumento finanziario controllato dai regolatori pubblici. Ma questo non ostacolò l'espansione dello schema piramidale, che si ampliò anche all'estero.

Poco dopo anche i governi di Regno Unito, Austria e Thailandia sconsigliarono ai cittadini di partecipare all’operazione. L’Italia e la Germania arrivarono a proibire le attività di OneCoin e bloccarono gli account. Ignatova non si presentò all’incontro con gli investitori che aveva programmato a Lisbona, e da allora si sono perse le sue tracce.

Il governo degli Stati Uniti ha accusato Ruzha Ignatova di frode e riciclaggio di denaro: ora rischia 25 anni di carcere, mentre sono già stati consegnati alla giustizia alcuni dei suoi complici, quali il suo avvocato, suo fratello e un ex business partner.

BitConnect

Un altro noto schema piramidale in ambito crypto è stato BitConnect: attivo dal 2016 al 2018, aveva alle spalle degli sviluppatori anonimi, il cui leader era un uomo chiamato Satao Nakamoto.

I partecipanti dovevano comprare token BCC e tenerli bloccati su di una piattaforma speciale: il trading bot, a quel punto, avrebbe automaticamente generato profitti. Veniva promesso ai partecipanti un rendimento del 40% al mese. Secondo i promotori di BitConnect, con un investimento iniziale di 1.000 dollari, gli investitori avrebbero potuto ritirare 50 milioni di dollari in tre anni.

Il primo nome noto che criticò pubblicamente il progetto fu Vitalik Buterin, che fece notare come un rendimento dell’1% al giorno è un classico segnale di uno schema Ponzi. A stretto giro, anche Mike Novogratz ed il fondatore di Litecoin (LTC) Charlie Lee espressero lo stesso scetticismo del fondatore di Ethereum. Il governo del Regno Unito chiese poco dopo alla società di pubblicare il proprio business model, ma i truffatori continuarono a partecipare ad eventi crypto e ad attrarre nuovi investitori.

Le autorità americane intervennero per porre fine alla truffa, imponendo a BitConnect di cessare le operazioni: il token BCC crollò del 90%, gli investitori persero in totale 3,5 miliardi di dollari e uno degli organizzatori dello schema piramidale finì in carcere. Divayesh Darji, responsabile per l'India di BitConnect, fu liberato su cauzione nel 2019.

PlusToken

Il più recente e ramificato schema Ponzi degli ultimi anni è PlusToken: fondato nel 2018, fu pubblicizzato su WeChat promettendo guadagni mensili del 10-30%: così facendo, riuscì ad imbrogliare circa quattro milioni di persone. Pare che i truffatori esortassero le loro vittime a studiare le basi della finanza e ad utilizzare le criptovalute, ma in realtà volevano soltanto vender loro i propri token.

In questo caso, le forze di polizia riuscirono a rintracciare gli organizzatori della truffa, e un anno fa sei di loro furono arrestati dalle autorità cinesi. Tuttavia i 3 miliardi di dollari sottratti agli investitori non sono stati recuperati, e sono ancora nella disponibilità dei membri di PlusToken. Poche settimane fa, il 22 giugno, tutti gli EOS sono stati ritirati dai wallet collegati a questa truffa; poco dopo, lo stesso è accaduto anche con tutti i token ETH.

Nonostante questi schemi piramidali non siano più attivi, spesso vengono alla luce delle loro “reincarnazioni” che attraggono investitori alle prime armi. I governi non possono proteggere indefinitamente i cittadini da questi rischi, perché per procedere c’è bisogno di provare la commissione di un reato: per cui, la miglior difesa è sempre l’informazione. Se tutti comprendessero che i margini di profitto enormi promessi da alcune società sono spesso un segnale preoccupante e non una miniera d’oro, ci sarebbero molti meno imbroglioni.

Nick Bel è un esperto di criptovalute e scrive in ambito tech a Londra. Le sue passioni sono la finanza e le tecnologie emergenti, come la blockchain, le criptovalute e l’intelligenza artificiale.

Le opinioni espresse nel presente articolo sono proprie dell'autore e non rappresentano necessariamente il punto di vista di Cointelegraph.