Luogo comune vuole che Bitcoin sia stato il grande dominatore degli ultimi 18 mesi, mentre le altcoin abbiano prodotto risultati quanto meno deludenti. Innegabile si direbbe confrontando il grafico di Bitcoin a quello della Total Market Cap offerto da TradingView, eppure un’analisi dei dati più approfondita sembra suggerire l’esatto opposto.
Per comprendere il tutto dobbiamo fare un passo indietro, soffermandoci sulla ciclicità quadriennale del mercato delle crypto, cadenzato dall’halving di Bitcoin, ovvero il momento in cui le ricompense per ogni blocco creato vengono dimezzate. All’interno di questo periodo possiamo identificare tre momenti chiave: il bottom, ovvero quando il mercato tocca il suo minimo; l’halving appunto; e infine il top, ovvero quando il mercato raggiunge i suoi massimi.
Prima di cominciare è bene ricordare che i grafici “Total” e “Dominance”, proposti da TradingView, non catturano la totalità del mercato ma si limitano alle prime 125 monete tracciandone la capitalizzazione nel corso del tempo. Va da sé che, seppur il grafico si presti a svariate letture, fallisce nel rappresentare in modo fedele l’andamento di un mercato sempre più sfaccettato e diversificato. Ad esempio potremmo trovarci in una situazione in cui le monete più capitalizzate stanno sottoperformando, mentre quelle fuori dalla Top 125 stanno andando molto bene. Si tratta solo di un esempio, ma rende molto chiaro il motivo per cui trarre conclusioni sullo stato di salute delle altcoin attraverso questo grafico non sia solo sbagliato ma potenzialmente fuorviante.
Ho pertanto raccolto i dati di tutte le coin con capitalizzazione superiore ai 250.000$ al fine di studiarne l’andamento nelle varie fasi di mercato. Nello specifico ho raggruppato le altcoin in base al ranking, al fine di capire se vi siano dei cluster con una performance disallineata rispetto agli altri e/o rispetto al passato.
Riassumendo, l’analisi svolta fotografa:
- tutte le coin con capitalizzazione superiore ai 250.000$;
- gli ultimi tre cicli dell’halving, a partire dal Bottom 2015 (B1), Halving 2016 (H1), Top 2017 (T1), Bottom 2018 (B2), Halving 2020 (H2), Top 2021 (T2), Bottom 2022 (B3), Halving 2024 (H3).
- i cluster Top 1, Top 3, Top 10, Top 25, Top 50, Top 100, Top 250, Top 500, Top 1000, Top 1000+. Si noti che si tratta di cluster esclusivi, ovvero Top 3 fa riferimento alle monete in posizione 2 e 3 poiché la 1 è già compresa nel cluster Top 1.
Sulla base di ciò possiamo creare il seguente grafico, che per ogni fase di mercato associa la capitalizzazione totale e la capitalizzazione di ciascun cluster:
A questo link troverete il grafico interattivo: avvicinando il cursore a ciascun cluster, verrà posto in evidenza l’andamento nel tempo.
Già a colpo d’occhio si possono notare due cose:
- la precisa ciclicità delle crypto che fanno seguire a una fase di crescita esponenziale (Top), una fase di forte contrazione (Bottom), seguita da una fase di lenta ripresa (Halving), prima di una nuova fase esplosiva;
- il mercato sta maturando: come si può notare le fasi di contrazione sono meno pronunciate, mentre la fase di recupero è molto più rapida. La capitalizzazione al precedente halving (H2) era solo il 30% rispetto ai massimi precedenti (T1), mentre in questo ciclo siamo già al 75%. Molti diranno “ovvio, è dovuto a Bitcoin che ha sovraperformato”, ma è davvero così?
Per scoprirlo proviamo ad analizzare il precedente grafico passando da una visualizzazione a valori assoluti a una a percentuale:
Anche in questo caso il grafico è interattivo, passando il cursore su un cluster ne evidenzia l’andamento nel tempo.
Ritengo questa rappresentazione una più corretta descrizione dei rapporti di forza tra le varie monete in campo.
Se la crescita della dominance di Bitcoin tra il Bottom 2022 e il recente halving è evidente, è altresì interessante notare come il trend sia allineato con il passato in cui la dominance di Bitcoin è sempre cresciuta in questa fase. L’anomalia, al contrario, è rappresentata dalla contrazione della dominance tra i massimi del 2021 e i minimi del 2022: tale evento è stato probabilmente causato dalla narrativa di Ethereum che, passando dalla Proof-of-Work alla Proof-of-Stake, ha modificato i propri fondamentali, generando una crescita anomala in un periodo in cui storicamente sarebbe dovuto essere debole.
Molti ritengono Ethereum il grande perdente di questa fase di mercato, eppure questo grafico non sembra pensarla alla stessa maniera. Il cluster Top 3, in larga parte influenzato dalla performance di Ethereum, ha ottenuto risultati notevolmente migliori rispetto alle corrispondenti fasi dei cicli precedenti. Tant’è che rispetto all’halving del ciclo precedente ha quasi raddoppiato la sua dominance, passando dal 11,94% al 20,47% ed erodendo quella di Bitcoin. L’attuale fase di apparente debolezza di Ethereum sembrerebbe essere connessa a una naturale fase di riposo e riallineamento del mercato in seguito a una fase di forza estrema e inusuale.
Analisi similari possono essere condotte sullo stesso grafico per gli altri cluster, lascio però il compito al lettore di esplorare i dati e darne la dovuta interpretazione. Voglio invece soffermarmi sui cluster legati alle coin a più bassa capitalizzazione, poiché trascurati dai prima menzionati grafici su TradingView.
È curioso notare come la dominance dei cluster Top 100, Top 250, Top 500, Top 1000, e Top 1000+ sia cresciuta nel periodo tra il Bottom 2021 e l’Halving 2024. Questo dato invalida in modo chiaro l’affermazione secondo cui altcoin abbiano sofferto e sottoperformato durante gli ultimi 18 mesi. I dati suggeriscono l’esatto opposto: le altcoin fuori dalla Top 50 hanno vissuto un periodo di crescita inusuale e significativa.
Il grafico sembra inoltre suggerire come il mondo delle altcoin vada a due velocità. Da un lato le altcoin molto capitalizzate appaiono correlate tra di loro: si noti infatti come, nella fase tra il Top 2021 e il Bottom 2022, la dominance delle grandi altcoin incluse nei cluster Top 3 e Top 10 sia cresciuta. Nello stesso periodo la dominance delle coin più piccole si è contratta, l’opposto di quanto poi accaduto nella fase successiva.
È importante però ricordare che capitalizzazione non vuol dire prezzo. I valori qui discussi sono influenzati da svariati fattori:
- il lancio di nuovi progetti che potrebbero scalzare quelli vecchi, venendo lanciati a valori più alti;
- l’immissione di nuovi token in circolazione dovuti allo sblocco delle allocazioni di VC o team, oppure alla distribuzione di ricompense di vario tipo. Queste vanno ad accrescere la capitalizzazione di un dato progetto seppur possano avere l’effetto opposto a livello di prezzo. È sufficiente che il prezzo decresca in modo meno che proporzionale alla crescita dei token in circolazione per generare l’effetto descritto.
L’analisi della capitalizzazione non descrive quindi l’andamento dei prezzi, ma la fiducia che il mercato ripone nelle altcoin. Appare evidente che, se aumenta la capitalizzazione, cresce anche il denaro che gli investitori si sentono fiduciosi di lasciare investito in questa tipologia di asset.
Da tutto ciò possiamo desumere che le altcoin non siano mai state così forti e prese in considerazione dal mercato come oggi, e che ci stiamo avvicinando a una fase cruciale in cui storicamente queste monete hanno espresso il loro massimo potenziale. Sarà così anche questa volta?
Difficile a dirsi: così come è avvenuta un’anomalia nel 2022 con una Top 10 stranamente più forte, nulla vieta che possano accaderne altre. Ciò che conta è monitorare il mercato e analizzarlo con una lente ampia, in grado di catturarne le diverse sfaccettature e velocità per poter agire nel modo più appropriato. Le altcoin non sono soltanto Ethereum, e non sono tutte la piatta fotocopia delle più grandi e famose rappresentanti: mai come oggi ci sono tante narrative e casi d’uso da seguire e scoprire.