Il Fondo Monetario Internazionale ritiene che l'inflazione globale, che ha soppresso gli asset di rischio come le criptovalute e i titoli tecnologici, scenderà al 3,5% entro fine 2025, grazie soprattutto alla capacità di resilienza dell'economia mondiale. 
“La battaglia contro l'inflazione è quasi vinta. Dopo aver raggiunto un picco del 9,4% su base annua durante il terzo trimestre del 2022, prevediamo che l'inflazione globale scenderà al 3,5% entro fine del prossimo anno”, spiega il capo economista del FMI Pierre-Olivier Gourinchas in una dichiarazione del 22 ottobre rilasciata a corredo del rapporto World Economic Outlook. 

Il capo economista del FMI Pierre-Olivier Gourinchas presenta le previsioni del World Economic Outlook a Washington. Fonte: IMF

"Nella maggior parte dei paesi, l'inflazione è ora pressoché in linea con gli obiettivi delle banche centrali. Ora l'inflazione è scesa mentre l'economia globale è rimasta solida. Secondo le proiezioni, la crescita dovrebbe rimanere stabile al 3,2% nel 2024 e 2025”, prosegue. 
Una minore inflazione può apportare diversi vantaggi, tra cui la diminuzione del costo della vita e dei tassi di interesse, favorendo gli asset di rischio come le criptovalute.  
Tuttavia, Gourinchas sottolinea che l'escalation delle tensioni geopolitiche e commerciali in Medio Oriente e l'incombente elezione presidenziale negli Stati Uniti creano una notevole incertezza. 

“Questi rischi di ribasso comprendono un'escalation dei conflitti regionali, soprattutto in Medio Oriente, che potrebbe comportare seri rischi per i mercati delle materie prime”.

Nonostante le previsioni ottimistiche, il FMI ha auspicato una “triplice svolta politica” per fissare i tassi di interesse, affrontare la spesa pubblica e introdurre riforme chiave per aumentare la produttività. 
Secondo il rapporto, un calo dell'inflazione che eviti una recessione globale dovrebbe essere considerato un “risultato importante”. Tuttavia, riconosce come le prospettive di crescita dell'economia globale siano rimaste sostanzialmente invariate ed al “livello più debole degli ultimi decenni”.

Secondo il FMI, la crescita globale rimane al livello più debole degli ultimi decenni. Fonte: IMF

Il FMI sostiene inoltre che gli Stati Uniti sono posizionati in modo tale da registrare il tasso di crescita più rapido e che è probabile una forte espansione anche nelle economie asiatiche emergenti, grazie agli ingenti investimenti nel campo dell'intelligenza artificiale. 
Tuttavia, l'agenzia ha abbassato le previsioni per altre economie avanzate, tra cui diversi grandi Paesi europei ed alcuni mercati emergenti, attribuendo la responsabilità all'intensificarsi dei conflitti globali ed ai continui rischi sui prezzi delle materie prime. 
"I rallentamenti previsti nei maggiori mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo implicano un percorso più lungo nel ridurre il divario di reddito tra paesi poveri e ricchi. Una crescita ancorata ad una marcia bassa potrebbe inoltre esacerbare ulteriormente le disuguaglianze di reddito all'interno delle economie”, conclude il FMI.

Secondo un miliardario, l'inflazione potrebbe ancora peggiorare

Mentre gli economisti prevedono un rallentamento dell'inflazione nei prossimi mesi, il gestore miliardario di hedge fund Paul Tudor Jones afferma di temere il contrario
Il 22 ottobre Jones ha rivelato di essere in posizione long su Bitcoin, oro e un paniere di altre materie prime a causa della sua crescente preoccupazione per il debito accumulato dagli Stati Uniti negli ultimi anni. 
Il Congressional Budget Office stima che il governo federale accumulerà un deficit di 1.900 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2024. Secondo il CBO, questa cifra è destinata a crescere fino a 2.800 miliardi di dollari entro il 2034.
“La soluzione per uscirne è quello di gonfiare la via d'uscita”, commenta Jones, indicando il Giappone come esempio di un Paese che sta già perseguendo tale strategia.

“Ci ritroveremo al verde molto presto se non affrontiamo seriamente i problemi di spesa”.

Traduzione a cura di Walter Rizzo