Migliaia di criptovalute differenti sono emerse negli anni successivi al blocco genesi di Bitcoin (BTC) nel 2009. Anche se gli asset più recenti presentano tecnologie diverse e nuovi fronzoli, Bitcoin mantiene il suo vantaggio in una categoria fondamentale, secondo un report pubblicato a novembre dalla società di dati crypto Coin Metrics.

A causa del suo framework relativamente più vecchio, ogni tanto Bitcoin viene paragonato alle prime versioni ormai obsolete di altre innovazioni tecnologiche come l’internet dial-up, spiega il report:

“Troppo spesso questi commenti fanno parte di strategie di marketing deliberate, spinte dai proponenti di crypto asset emergenti che dovrebbero riuscire dove Bitcoin ha fallito. Purtroppo, di fronte a un confronto strettamente tecnologico, i principianti vengono spinti ai margini, soprattutto quando le discussioni diventano estremamente tecniche.”

La capacità tecnologica è importante. Le criptovalute, con i loro ecosistemi e blockchain sottostanti, agiscono però anche come forme di denaro o valore oltre alla base tecnologica. Di conseguenza, la distribuzione dell’asset svolge un ruolo chiave nell’equazione, precisa il report.

Nell’ultimo decennio, le criptovalute hanno occupato innumerevoli titoli, soprattutto nel 2017, quando molti crypto asset alternativi hanno registrato enormi guadagni per i possessori. Molte persone e team hanno prodotto asset digitali propri, alcuni dei quali in competizione con la proposta di valore di Bitcoin.

Quando Bitcoin è diventato un nome più noto, però, la crescita organica degli asset è diventata complicata. Una volta individuata la redditività per nuovi asset, cosa impediva ai creatori di assegnare diverse quantità a certi gruppi, tra cui amici o investitori specifici? In pratica, dato che ora la gente si aspetta qualche tipo di valore finanziario al lancio di qualsiasi asset di nuova creazione, questi nuovi asset non dispongono di una distribuzione uniforme.

Il report di Coin Metrics esamina la centralizzazione rilevata nelle criptovalute tramite i dati ottenuti dalle blockchain di questi asset. “Il favoritismo, tra gli altri modelli di distribuzione dell’offerta iniqui, risulta inevitabilmente in basi monetarie incredibilmente centralizzate,” spiega il report.

“Attraverso i dati on-chain, possiamo identificare strutture di proprietà antitetiche a quella di Bitcoin e quantificare il grado di centralizzazione della ricchezza all’interno delle loro economie digitali.”

Sostanzialmente, Bitcoin è nato come un esperimento diverso da qualsiasi altra cosa precedente. Pochissime persone hanno capito come funzionava l’asset all’inizio. “Non c’era nemmeno un tasso di cambio per spingere i primissimi utenti a immaginare lontanamente di valutare i propri Bitcoin,” ha sottolineato Coin Metrics:

“Anche a causa della già menzionata complessità tecnica, i risultati dei primi esperimenti su Bitcoin sono stati disastrosi: si ritiene che un numero esorbitante di BTC siano stati persi definitivamente durante quel periodo. In fondo, gli utenti trattavano Bitcoin per come era allora: un curioso esperimento con soldi del Monopoli digitali.”

Attraverso grafici ed esempi, il report delinea il viaggio iniziale di Bitcoin, che ha prodotto una vasta distribuzione di monete. Anche le attività di mining hanno influenzato la dispersione dell’asset. I dati presentati nel report, però, si basano fortemente sull’analisi degli indirizzi di wallet crypto. A volte gli utenti utilizzano numerosi wallet e indirizzi, quindi la precisione dei risultati rimane discutibile.

Anche Tone Vays, analista crypto, trader e YouTuber, ha espresso in passato opinioni simili in merito alla decentralizzazione di Bitcoin.

Il mese scorso ha marcato il 12° anniversario della pubblicazione del white paper di Bitcoin.