Con il vertice del G20 in Giappone, 20 ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali si sono impegnati ufficialmente nell'attuazione delle linee guida del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI). La mancanza di regolamentazione nei mercati delle criptovalute può essere un terreno fertile per riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo, evasione fiscale, ecc. Pertanto, non sorprende il motivo per cui le linee guida del GAFI chiedono che l'anonimato nel settore abbia fine.
In effetti, dopo la decisione del G20 di conformarsi agli standard GAFI, vedremo presto la loro implementazione in tutto il mondo, e agli utenti crypto verrà richiesto di mettere da parte la propria privacy - e per alcuni, persino la propria ideologia - per poter utilizzare i servizi sotto l'occhio vigile delle autorità di regolamentazione.
Mercato "nero" e mercato "pulito"
Molto presto, otterremo due gruppi diversi di indirizzi crypto: quelli "puliti" e quelli del "black market". Per entrare nel primo gruppo, bisognerà dichiarare i propri indirizzi crypto, i numeri dei conti, le informazioni sulla residenza, il nome del beneficiario, ecc. Se si sceglie invece di non divulgare queste informazioni, si verrà automaticamente assegnati al gruppo del black market.
Gli standard richiedono agli exchange di criptovalute di seguire i lunghi processi Know Your Client (KYC) e antiriciclaggio (AML). Ogni indirizzo verrà identificato e collegato a una persona specifica e non vi saranno indirizzi anonimi in entrata o in uscita dagli exchange. Questa potrebbe essere la fine del mondo delle criptovalute così come lo conosciamo.
Mentre molti utenti rimpiangeranno la perdita della loro privacy, il lato positivo di questi standard è la capacità di integrare il mercato crypto nei mercati finanziari tradizionali, il che potrebbe portare a un aumento significativo dell'utilizzo dei crypto-asset e alla possibilità di convertire le proprie criptovalute in denaro tradizionale direttamente all'interno del sistema bancario.
Tuttavia, a causa della loro natura anarchica, alcuni hodlers sceglieranno di mantenere la loro privacy e di far parte del gruppo del black market. Come ha dichiarato Jeff Horowitz, Chief Compliance Officer di Coinbase:
“Capisco perché il GAFI voglia farlo. Ma applicare le normative bancarie a questo settore potrebbe spingere più persone a condurre transazioni person-to-person, il che comporterebbe una minore trasparenza per le forze dell'ordine. "
Pertanto, è necessario considerare attentamente da quale parte schierarsi - perché una volta che si sceglie il black market, non si può più tornare indietro. Se scegli di avere i tuoi indirizzi nel black market, sarà difficile "pulirli" e usarli senza il rischio di incorrere in accuse penali.
E le tasse?
Ora tutti gli occhi sono rivolti all'Internal Revenue Service (IRS) degli Stati Uniti [equivalente alla nostra Agenzia delle Entrate, N.d.R,] che, dopo le pressioni del Congresso, pubblicherà presto un chiarimento sulla tassazione dei redditi derivanti dalle criptovalute, come affermato nella lettera di risposta al Congresso datata 16 maggio. Questo chiarimento determinerà i metodi utilizzabili per il calcolo delle eventuali tasse, decidendo, ad esempio, se il contribuente dovrà utilizzare un metodo di identificazione specifico o se vi sono altri metodi accettabili.
Mentre con un'identificazione specifica si andrebbe ad individuare l'esatto Bitcoin (BTC) venduto, calcolando la responsabilità fiscale dell'utente in base alla prova registrata sulla blockchain, il metodo first-in-first-out (FIFO) non prende in considerazione l'attività dell'utente in tempo reale. Fondamentalmente, con il metodo FIFO, si dovrà fare un elenco di tutti gli acquisti e un altro elenco di tutte le vendite. Quindi, si dovranno abbinare le due liste: si prende la prima voce nell'elenco degli acquisti e si calcolano i risultati fiscali come se l'asset venisse venduto al prezzo e nella data della prima voce nell'elenco delle vendite. Ciò si traduce in una tassazione eccessiva, soprattutto se l'asset è stato acquistato nei primi anni.
Con il metodo di identificazione specifica, è necessario identificare - utilizzando le prove della blockchain - le date di acquisto e la data di vendita di tutti i Bitcoin che sono entrati e usciti dal proprio wallet nello stesso anno fiscale. Quindi, bisogna abbinare le date e i prezzi di acquisto e vendita dello stesso Bitcoin utilizzando le informazioni della blockchain, e infine calcolare l'imposta fiscale.
Questo metodo, proprio come il nuovo regolamento GAFI, obbligherà quindi il contribuente a rivelare tutti i suoi indirizzi crypto. Sarà il metodo utilizzato dall'IRS?
Dato che l'anonimato viene considerato come una delle essenze fondamentali del settore crypto, è sufficiente per dire che le nuove regolamentazioni distruggeranno le criptovalute? Probabilmente no. Nel frattempo, il quadro normativo dell'Unione Europea stabilisce un obiettivo "per svelare l'anonimato", che definisce "il più grande problema per combattere il riciclaggio di denaro e contrastare il finanziamento del terrorismo". La regolamentazione è un passo inevitabile nel processo di maturazione del mercato, ed è un passo significativo verso un'adozione molto più ampia.
Gli exchange di criptovalute si adatteranno alle nuove regolamentazioni? O si tratta di una sfida tecnica che non riusciranno a superare? Fateci sapere il vostro parere nei commenti qui sotto.
Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono unicamente quelle dell'autore, e non riflettono necessariamente il punto di vista di Cointelegraph.
Or Lokay Cohen è il vicepresidente di Bittax, una piattaforma di calcolo delle imposte crypto. Or ha 10 anni di esperienza con nel campo della regolamentazione, maturata con la gestione di una società di consulenza fiscale leader del settore. Ha conseguito una laurea specialistica in giurisprudenza, una laurea triennale in comunicazione e un master in management e politiche pubbliche. Nel suo lavoro in Bittax, Or promuove l'obiettivo di creare un ponte tra le criptovalute e la realtà fiscale, per consentire la rendicontazione fiscale all'interno di un quadro normativo chiaro e tramite metodi di identificazioni specifici.