Durante un'intervista rilasciata a Bloomberg, il direttore operativo di Goldman Sachs, uno dei più importanti gruppi di investimenti bancari degli Stati Uniti, ha affermato che la società sta valutando il trading di derivati sulle criptovalute.
Il COO David Solomon ha dichiarato che la compagnia, oltre ad assistere i clienti nel trading di derivati quotati in borsa come i future sul bitcoin (BTC), sta considerando "in modo molto cauto" anche "altre attività" del settore.
Secondo Solomon, l'obiettivo dell'azienda è quello di "evolvere il proprio business e adattarsi all'ambiente".
"Stiamo valutando altre attività oltre ai future sul bitcoin, ma in modo molto cauto. Stiamo ascoltando i nostri clienti e stiamo cercando di aiutarli nell'esplorazione di questi nuovi prodotti. "
Ieri, il CEO di Goldman Sachs Lloyd Blankfein ha confermato il suo punto di vista positivo sulle criptovalute, sostenendo che l'adozione di monete digitali come il bitcoin potrebbe avvenire in modo simile all'adozione del denaro cartaceo, che ha sostituito le monete d'oro e d'argento.
La posizione di Goldman Sachs nei confronti delle criptovalute è cambiata man mano che gli asset digitali sono diventati più popolari. Nel 2014, il colosso bancario ha dichiarato che bitcoin non si qualifica come valuta, mentre tre anni dopo, ha affermato che per gli investitori istituzionali ignorare bitcoin e le altre criptovalute sta diventando sempre più difficile. A dicembre, girava addirittura voce che la società stesse aprendo il proprio trading desk per valute virtuali.
Anche se tali voci sono state smentite a inizio 2018, l'astio di Goldman Sachs nei confronti delle criptovalute si è attenuato. A maggio, la società ha dichiarato che le criptovalute "non sono una frode" e ha rivelato di voler entrare nel business del trading delle valute digitali.
La settimana scorsa, il responsabile della ricerca di Fundstrat Thomas Lee ha associato la scadenza dei future al recente calo dei prezzi del bitcoin. Il 9 giugno, la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) degli Stati Uniti ha richiesto lo storico delle transazioni agli exchange di criptovalute Bitstamp, Coinbase, itBit e Kraken,per stabilire se le piattaforme fossero state impegnate in attività che avrebbero potuto manipolare il prezzo dei future sul bitcoin.