Secondo quanto riportato da Forbers, dopo l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare avvenuta questa settimana, gli Iraniani si rivolgono sempre più a Bitcoin (BTC) e alle altre criptovalute. La notizia ha fatto precipitare il paese in turbolenze economiche, aumentando l'interesse nelle valute virtuali.

Anche solo l'idea che l'accordo dell'era Obama potesse crollare ha portato l'Iran sull'orlo di una crisi valutaria nazionale, nella quale il rial iraniano ha perso circa un quarto del suo valore negli ultimi sei mesi.

In risposta, come segnala Radio Farda, il governo ha monopolizzato i tassi di cambio, ha aumentato i tassi di interesse ed ha adottato misure stringenti, come l'arresto dei venditori di denaro estero. Privati dell'accesso al sistema bancario internazionale, i cittadini iraniani non possono più trasferire denaro all'estero.

Forbes ha raccolto una testimonianza:

"Con la chiusura degli uffici di cambio valute, le sanzioni e il crollo del Rial, mi sembra una buona idea quella di utilizzare i Bitcoin... So che ci sono alcune persone che vendono e acquistano Bitcoin in Iran su LocalBitcoins. Per ora sembra che sia letteralmente l'unico un modo per ottenere denaro dal paese ... ma a giudicare da come sta salendo l'inflazione del rial molte persone non saranno in grado di permetterselo".

 

Forbes fa notare che attualmente ci sono 17 persone in Iran che vendono Bitcoin tramite il sito web LocalBitcoins, che connette acquirenti e venditori di tutto il mondo.

Inoltre, secondo Mohammad Reza Pourebrahimi, presidente della Commissione Economica Iraniana, finora i cittadini sono riusciti a travasare l'incredibile cifra di 2,5 miliardi di dollari fuori dal paese servendosi delle criptovalute. Per tentare di arginare tale deflusso, ad aprile la Banca Centrale Iraniana ha vietato alle istituzioni finanziarie nazionali di commerciare criptovalute.

Priscilla Moriuchi, direttrice dell'intelligence, ha dichiarato a Forbes che gli iraniani sono ancora in grado di trasferire denaro usando le criptovalute, ma che "dovranno servirsi di servizi come i mixer per offuscare l'origine e la destinazione delle loro transazioni". Ha inoltre osservato che le monete basate sull'anonimato "come Monero o Litecoin" potrebbero rivelarsi più utili.

A febbraio, un ministro iraniano ha rivelato un progetto di moneta digitale di stato da utilizzare nel sistema bancario del paese, che sarebbe già stato completato in fase sperimentale ad aprile.

In molti hanno associato tale progetto al Petro del Venezuela, anche questo emesso direttamente dallo stato, che viene considerato come una risposta alle durissime sanzioni imposte al paese. Trump ha già proibito ai cittadini statunitensi di acquistare il Petro, e Mourichi ha sottolineato che una moneta iraniana potrebbe dover affrontare "ostacoli simili".