Secondo quanto riportato dal portale d'informazione Arutz Shev, pare che il vecchio Primo Ministro israeliano Ehud Barak abbia paragonato le valute digitali ad uno schema Ponzi.
Nel 2000 l'uomo aveva partecipato al vertice di Camp David, nel tentativo di negoziare una pace per il conflitto israelo-palestinese. Oggi gestisce InterCure, una compagnia che produce marijuana medicinale.
Durante il proprio intervento ad una conferenza tenutasi la scorsa settimana a Tel-Aviv, Barak ha comparato la presunta bolla della marijuana al settore delle monete digitali, sottolineando che "non investirebbe mai" in criptovalute poiché "Bitcoin e monete virtuali sono uno schema Ponzi".
Ciononostante, Barak crede che blockchain e contratti intelligenti siano tecnologie potenzialmente utili, nonché concetti matematici estremamente interessanti:
"Chiunque abbia la pazienza di comprendere appieno la blockchain troverà molti utilizzi reali, dall'archiviazione di importanti informazioni mediche ai contratti intelligenti".
A luglio di quest'anno la Banca di Finlandia ha pubblicato un resoconto intitotalo "La Grande Illusione delle Criptovalute", nel quale veniva spiegato che le monete digitali non possono essere considerate vero e proprio denaro, ma piuttosto "sistemi di contabilità per beni che non esistono".
Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale (FMI), ha invece appoggiato l'idea di criptovalute distribuite da una banca centrale. Numerose giurisdizioni, ha svelato la donna, hanno già iniziato il proprio viaggio verso l'implementazione di token supportati dal governo: se realizzate in maniera appropriata, le Central Bank Digital Currency (CBDC) potrebbero "aiutare a raggiungere importanti traguardi politici", come "inclusione finanziaria, protezione e sicurezza dei consumatori, e privacy nei pagamenti".