Stando ad un resoconto recentemente pubblicato da Chainalysis, dal titolo "Cryptocurrency Typologies: What You Should Know About Who’s Who on the Blockchains", i fondi rubati rappresentano soltanto una piccola percentuale del denaro gestito dai cryptocurrency mixer, vale a dire siti web o software il cui scopo primario è quello di occultare la provenienza dei fondi.

Lo studio prende in esame una vasta gamma di potenziali impieghi illeciti del denaro digitale, come acquisto di prodotti sul dark net, finanziamento del terrorismo, transazioni verso indirizzi sanzionati, fondi rubati, truffe e molto altro.

La maggior parte delle monete digitali inviate ai servizi di cryptocurrency mixing, circa il 40%, proviene da piattaforme di exchange: questi servizi vengono pertanto principalmente utilizzati per motivi di privacy, non per nascondere attività illecite. Al contrario, soltanto l'8,1% e il 2,7% deriva rispettivamente da fondi rubati e mercati sul dark web.

Al tempo stesso, una porzione significativa (26,8%) del traffico sui cryptocurrency mixer è rappresentata da altri servizi di mixing, probabilmente allo scopo di aggiungere un ulteriore strato di protezione alle proprie transazioni.

Funds’ origin on crypto mixers

Origine dei fondi sui cryptocurrency mixer. Fonte: Chainalysis

Chainalysis ha infine constatato un notevole incremento di popolarità dei protocolli decentralizzati di mixing a discapito di quelli centralizzati, in quanto questi ultimi risultano molto più vulnerabili a potenziale repressione da parte delle forze dell'ordine.

Secondo una ricerca recentemente pubblicata dall'azienda Clain, almeno 4.836 Bitcoin sottratti a maggio di quest'anno dal popolare exchange Binance sono stati riciclati tramite il servizio di mixing Chipmixer.