Il mining potrebbe anche essere la linfa vitale del Bitcoin (BTC), ma al momento l'industria si trova in uno stato costante di mutamento per svariate ragioni. Il 2017 è stato un anno eccellente per tutte le criptovalute: il Bitcoin è stato tuttavia la vera rivelazione, raggiungendo a dicembre un massimo storico di 20.000$.

Un gran numero di nuovi utenti ha inondato i mercati, desiderosi di acquistare la criptovaluta. Questo ha fatto impennare incredibilmente i prezzi, rendendo improvvisamente il mining un'attività parecchio remunerativa.

Sono i volumi delle transazioni ed il prezzo del Bitcoin a dettare i profitti del mining, pertanto i grossi nomi dell'industria hanno iniziato a fare a gara per trovare i paesi che offrissero i migliori margini di guadagno in relazione ai costi di elettricità e infrastrutture. Stando alle cifre rivelate da Elite Fixtures, paesi come Venezuela, Trinidad, Tobago e Taiwan offrono alcune delle tariffe energetiche più economiche al mondo, rendendoli siti perfetti per le operazioni di mining.

Tuttavia, a causa del forte declino dei prezzi degli ultimi quattro mesi, i ricavi del mining sono diminuiti in maniera direttamente proporzionale al valore del Bitcoin. A marzo di quest'anno, Tom Lee di Fundstrat ha previsto un futuro sfavorevole per i miner: il costo necessario per generare un singolo Bitcoin è di circa 8.038$, considerando fattori come il prezzo dell'elettricità, dei sistemi di raffreddamento e dell'equipaggiamento.

Nonostante i margini di guadagno siano certamente ridotti rispetto a qualche mese fa, vale comunque la pena dare un'occhiata ai dati sul mining provenienti da tutto il mondo.

Crollo dei profitti, ma impennata dell'hashrate

Stando ai dati raccolti da Blockchain.info, sia le ricompense offerte dalla rete Bitcoin per la generazione di nuovi blocchi che il prezzo delle commissioni pagate dagli utenti sono aumentati esponenzialmente con l'avvicinarsi della criptovaluta al suo massimo storico.

Miners Revenue

Fonte: blockchain.info

Analogamente, i profitti dei miner si sono affievoliti quando le criptovalute sono state colpite da un'umiliante correzione per i successivi tre mesi.

Ciononostante, le hashrate hanno continuato ad aumentare durante questo periodo, indicando una crescita della mining pool globale nonostante il crollo dei prezzi di inizio 2018.

Hash Rate

Fonte: blockchain.info

Oggi la hashrate del Bitcoin si avvicina al suo massimo storico di 32.168 PH/s, segnalando che nuovi miner si uniscono costantemente alla rete, convalidando transazioni e generando blocchi.

La morsa cinese

Un altro fattore interessante di questa industria è la composizione delle più grandi mining pool del mondo.

I dati mostrano come la Cina rappresenti ancora oggi una grossissima fetta della rete Bitcoin. F2Pool, AntPool, BTC Guild, SlushPool, GHASH.IO: sono queste le mining pool ad aver generato il maggior numero di blocchi sin dalla nascita della criptovaluta.

BTC Guild e GHash hanno ormai chiuso i battenti, ma al tempo produssero abbastanza BTC da dominare ancora oggi grafici e statistiche.

Pool Distribution

Fonte: btc.com

Grosse mining pool cinesi come F2Pool e Antpool rimangono invece operative, in cima alla classifica per il maggior numero di blocchi generati dal 2009 ad oggi.

Ma se diamo un'occhiata alle hashrate degli ultimi tre mesi, BTC.com, AntPool e ViaBTC rappresentano oltre il 50% della rete: le prime due aziende appartengono a Bitmain, ed anche ViaBTC ha sede in Cina.

3M

Fonte: btc.com

Preoccupazioni infondate per i produttori di chip?

Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSMC), il più importante produttore di semiconduttori al mondo, ha ridotto le proprie prospettive finanziarie per quest'anno, in parte a causa di paure legate al rendimento del mining di criptovalute.

Stando a quanto riportato da CNBC, l'azienda teme che l'incertezza del settore possa influenzare negativamente i profitti. TSMC produce infatti processori specializzati per il mining di criptovalute: il colosso cinese Bitmain è uno dei loro principali clienti, così come i celebri produttori di GPU Nvidia e AMD.

La compagnia prevede una riduzione della domanda per chip a 28nm, utilizzati all'interno dei dispositivi per il mining Bitcoin. Gli analisti di Morgan Stanley credono inoltre che l'incremento della difficoltà per la generazione di nuovi blocchi danneggerà fortemente i rendimenti dell'industria:

“Stimiamo che il punto di breakeven per le grosse mining pool sia a circa 8.600$, anche ipotizzando un costo energetico estremamente ridotto (0,03$ kW/h). L'iniezione di nuova capacità di mining incrementerà ulteriormente la difficoltà della rete nel 2018. Se il prezzo del Bitcoin dovesse rimanere invariato... crediamo che i profitti del mining possano diminuire rapidamente".

Tale scenario sarebbe invece più favorevole per le aziende specializzate nella produzione di dispositivi ASIC: gli analisti prevedono che tale attività rimarrà remunerativa fino al 2020, se il prezzo del Bitcoin dovesse rimanere superiore ai 5.000$.

Lo scorso mese Susquehanna, una società di Wall Street, ha ridotto le prospettive finanziarie di Nvidia e AMD. La compagnia ha rivalutato il valore delle azioni dei due colossi dell'informatica, adducendo ad una possibile competizione da parte di Bitmain e del suo nuovo miner ASIC per Ethereum.

Dominio delle pool di ASIC

Dando un'occhiata ai dati raccolti da BTC.com, pare che le preoccupazioni legate ad una riduzione della domanda per il mining siano infondate.

Le hashrate degli ultimi tre mesi mostrano che l'industria è dominata da pool di miner ASIC: sembra esserci una discrepanza tra domanda effettiva e percezione dei produttori di hardware.

Forse le previsioni sono state pronunciate troppo presto, reagendo ad un primo trimestre sconfortante per gran parte delle criptovalute. La ripresa dei mercati di aprile ha tuttavia infuso nuova linfa vitale nel settore del mining grazie ad un volume di transazioni molto più alto.

Il sistema proof-of-work della rete Bitcoin garantisce una domanda costante per il mining, il mero profitto non è sempre il fattore determinante. Ecco perché aziende come Bitmain stanno organizzando nuove operazioni in paesi con bassi costi energetici: i loro affari dipendono dal Bitcoin, ma i margini di guadagno vengono dettati dall'abilità dell'azienda di ridurre al minimo le spese.