Nel corso della giornata di ieri, il Senato ha dato il via libera alla norma che introduce per la prima volta nella nostra struttura normativa il concetto di "tecnologie basate su registri distribuiti come la Blockchain". Queste definizioni sono liberamente consultabili sul portale in rete del Senato:

"1. Si definiscono "Tecnologie basate su registri distribuiti" le tecnologie e i protocolli informatici che usano un registro condiviso, distribuito, replicabile, accessibile simultaneamente, architetturalmente decentralizzato su basi crittografiche, tali da consentire la registrazione, la convalida, l'aggiornamento e l'archiviazione di dati sia in chiaro che ulteriormente protetti da crittografia verificabili da ciascun partecipante, non alterabili e non modificabili.

2. Si definisce "smart contract" un programma per elaboratore che opera su Tecnologie basate su registri distribuiti e la cui esecuzione vincola automaticamente due o più parti sulla base di effetti predefiniti dalle stesse. Gli smart contract soddisfano il requisito della forma scritta previa identificazione informatica delle parti interessate, attraverso un processo avente i requisiti fissati dall'Agenzia per l'Italia Digitale con linee guida da adottarsi entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge."

Il tal modo l'Italia tenta di dare un valore giuridico "a una transazione che sfrutti un registro elettronico distribuito e informatizzato, senza passare da notai o enti certificatori centrali", ha spiegato Fulvio Sarzana, avvocato e membro del gruppo di esperti recentemente istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico, al Sole 24 Ore. L'uomo ha poi aggiunto:

"La norma sullo smart contract invece dà a un contratto eseguito in automatico da un programma informatico il valore giuridico di un contratto normale, scritto e firmato."

Tale emendamento, approvato dalle commissioni Affari Costituzionali e Lavori Pubblici, il cui primo firmatario è Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle, dovrà ora essere approvato dall'Aula e successivamente dalla Camera. Quando il decreto verrà trasformato in una vera e propria legge, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) si occuperà di individuare entro 90 giorni i criteri tecnici che gli smart contract dovranno rispettare affinché abbiano valore giuridico.

"Basterà mandare (con un servizio digitale) un documento a un registro informatico distribuito blockchain e lo renderemo un ‘super documento' in grado di rivestire il ruolo di validazione temporale, di documento scritto e di identificazione delle parti", ha continuato Sarzana. "Sarà utile per esempio per registrare un’opera soggetta al diritto d’autore o per certificare i passaggi di filiera di un prodotto dell’agro-alimentare; proteggendo così il made in Italy, anche ai fini di anti-contraffazione. Secondo la norma, infatti, il registro distribuito basterà a certificare la data in cui quella transazione è avvenuta; laddove invece ora avremmo bisogno di un notaio o di una Pec."

Lo scorso mese il Ministero dello Sviluppo Economico ha finalmente svelato i 30 componenti del proprio Gruppo di Esperti, che si occuperà di elaborare una "strategia nazionale sulle tecnologie basate su registri distribuiti e blockchain".

Ad aprile di quest’anno, in occasione del Digital Day 2018 organizzato dalla Commissione Europea, ventidue paesi dell’Unione si sono uniti alla European Blockchain Partnership, una nuova istituzione il cui scopo è quello di favorire lo sviluppo del settore delle criptovalute nel Vecchio Continente.

A settembre anche l’Italia è entrata ufficialmente a far parte di questa iniziativa. “L’adesione alla partnership consentirà all’Italia di contare ai tavoli europei e di dettare anche una propria linea sullo sviluppo della tecnologia, pratica mai avvenuta con i Governi precedenti”, aveva commentato Mirella Liuzzi, Segretario di Presidenza della Camera.